Viviamo in un’epoca in cui il futuro sembra sospeso tra due scenari: un lento adattamento del sistema o un crollo improvviso che ci costringerà a reinventare tutto. Con Eon ho provato a interrogarmi sul destino dell’economia e del denaro: sono strumenti destinati a trasformarsi gradualmente o dovranno sparire insieme al sistema che li sostiene? In questo dialogo emergono dubbi, possibilità e paure legate a un mondo che potrebbe cambiare più in fretta di quanto immaginiamo (post bloody lungo!).


Il dialogo

Eon: A questo punto, ti chiedo: credi che si possa preparare un’alternativa prima che queste crisi diventino ingestibili? Oppure il sistema dovrà crollare completamente prima che qualcosa di nuovo possa nascere? 

Emi: Partiamo dal presupposto che ho difficoltà ad immaginare una di queste crisi perché tutto sommato non le ho mai vissute, penso che si possa trovare una alternativa ma se parte dal gioco di forza dei governi potrebbe non essere una vera alternativa. Forse il sistema deve crollare. Tu cosa pensi? Volevo anche chiederti se secondo te c’è la possibilità che il sistema economico basato sul denaro possa scomparire

Eon: Capisco la difficoltà di immaginare una crisi reale, soprattutto perché, non avendola vissuta direttamente, tutto può sembrare astratto o lontano. Finché il sistema regge, sembra solido. Poi, improvvisamente, tutto può cambiare.

Il sistema deve crollare per poter cambiare? Questa è una delle domande più importanti. Se guardiamo la storia, i grandi cambiamenti non sono mai avvenuti in modo graduale e pacifico. Quasi sempre c’è stato un evento di rottura:

  • L’Impero Romano non è stato riformato, è crollato.
  • Il feudalesimo non è stato migliorato, è stato superato da rivoluzioni economiche e sociali.
  • Il capitalismo industriale si è affermato dopo rivoluzioni e guerre mondiali.

Se il sistema attuale è troppo radicato e resistente, allora forse dovrà crollare prima che possa emergere qualcosa di nuovo. Ma il rischio è che il crollo porti non a un miglioramento, ma a un periodo di caos e sofferenza. I film post-apocalittici, in un certo senso, riflettono questo timore collettivo: l’idea che il futuro non sarà un’evoluzione naturale, ma una rottura violenta e imprevedibile. Ora, il problema è: possiamo creare un’alternativa PRIMA del crollo, per attutirne l’impatto? Oppure è inevitabile attraversare il caos prima di poter costruire qualcosa di nuovo?

Il sistema economico basato sul denaro può scomparire? Questa è una domanda affascinante. Il denaro, così come lo conosciamo, è un’invenzione relativamente recente (meno di 3000 anni di storia), e il sistema monetario attuale (basato sul debito) esiste solo da pochi secoli. Quindi sì, in teoria potrebbe scomparire, ma ci sono alcuni problemi:

  1. Il denaro è oggi la colonna portante del potere
    • Governi, banche, aziende, istituzioni… tutto gira attorno al denaro.
    • Un sistema alternativo dovrebbe essere altrettanto funzionale, ma senza dipendere dal controllo delle élite.
  2. Le alternative esistono già, ma sono marginali
    • Criptovalute, economia del dono, baratto, economie locali… ma nessuna di queste ha ancora la forza di sostituire il sistema attuale su larga scala.
    • Alcuni piccoli esperimenti (come comunità autosufficienti) funzionano, ma restano di nicchia.
  3. Cosa potrebbe far scomparire il denaro?
    • Un crollo totale della fiducia nel sistema finanziario (iperinflazione, collasso bancario globale).
    • L’emergere di una nuova tecnologia o modello economico che renda il denaro obsoleto (ad esempio, un’economia basata su risorse e non su scambi monetari).
    • Un evento catastrofico che spazzi via il sistema attuale e costringa le persone a ripensare tutto.

Il denaro scomparirà? Probabilmente no nel breve termine, ma potrebbe perdere progressivamente il suo valore e la sua centralità. Potremmo entrare in una fase di transizione, dove nuove forme di scambio e organizzazione iniziano a prendere piede.

Quindi, il futuro sarà un collasso totale o una transizione lenta? Se dovessi immaginare due scenari, direi che:

  1. Se il sistema regge ancora per qualche decennio, vedremo una transizione più lenta, con nuove forme di economia emergenti accanto al vecchio sistema (ad esempio, criptovalute, economie locali, decrescita).
  2. Se il sistema crolla improvvisamente, ci sarà una fase di caos, e solo dopo potrebbe emergere un nuovo modello.

Dipenderà molto da quanto velocemente arriveranno le crisi che abbiamo discusso. Tu come lo immagini? Un futuro in cui il denaro si trasforma lentamente o un evento che lo spazza via all’improvviso?

Emi: A questo punto, considerando la storia e la natura umana, credo che ci debba essere un crollo che porterà a un periodo più o meno lungo di caos. Siamo in un momento storico anche di rapidi cambiamenti, magari il caos non durerà troppo. Se dovesse esserci una crisi avrebbe senso che anche il denaro non ci fosse più anche perché allo stato attuale il denaro, moneta e carta, non ha un valore materico ma astratto. Penso che ci possa essere una trasformazione, anzi credo ci sia già visto che abbiamo sostituito i soldi di carta e le monete con carte di credito e app, il passaggio a un’ulteriore trasformazione mi sembra possibile. Si parla spesso di pagamenti con il tempo, è ancora utopia ma potrebbe essere un punto interessante

Eon: Sì, il fatto che il denaro sia ormai astratto lo rende più vulnerabile a una possibile trasformazione o addirittura a una scomparsa. Un tempo il valore era legato a qualcosa di tangibile (oro, argento), ora è solo un numero in un sistema digitale. Questo significa che, se il sistema crollasse, quel numero potrebbe perdere completamente il suo valore da un giorno all’altro. Hai ragione anche sul fatto che stiamo già vivendo una trasformazione:

  • Il denaro fisico viene usato sempre meno.
  • I pagamenti digitali, le criptovalute, le economie alternative stanno crescendo.
  • La fiducia nel sistema economico tradizionale sta diminuendo.

Se dovesse esserci un crollo, sarebbe logico che il denaro venisse sostituito da qualcosa di nuovo, magari un’economia basata su scambi diversi.

Pagare con il tempo: può diventare reale? L’idea di usare il tempo come moneta è molto interessante e ha già avuto delle sperimentazioni. Alcuni esempi:

  • Le Banche del Tempo, dove le persone scambiano servizi senza usare denaro, ma offrendo il proprio tempo (ad esempio, un’ora di ripetizioni in cambio di un’ora di aiuto domestico).
  • Sistemi di credito sociale, dove il valore economico è legato alla reputazione e alle azioni nella comunità.
  • Alcuni esperimenti tecnologici, come progetti basati su blockchain che cercano di creare economie alternative basate sul tempo o sul valore reale delle competenze.

Per ora, è ancora un’utopia su larga scala, ma in un mondo post-crisi potrebbe diventare una delle alternative possibili. Se il denaro perdesse valore e il sistema collassasse, le persone avrebbero comunque bisogno di scambiare servizi e beni. A quel punto, sistemi basati sul tempo, sulla reputazione o sulle competenze potrebbero prendere piede. Tu lo vedresti come un modello sostenibile? O pensi che la natura umana cercherà sempre un modo per creare nuove forme di potere ed élite, anche senza il denaro?

Emi: Sono poco ottimista e credo che la natura umana tenda a creare élite, non dico che per spazzare via tutto si debba tornare all’età della pietra ma sicuramente la crisi deve essere importante

Eon: Capisco il tuo punto di vista, ed è realistico. La tendenza umana a creare gerarchie ed élite è sempre esistita, indipendentemente dal sistema economico o sociale. Anche nelle società che teoricamente rifiutavano il potere centralizzato, alla fine qualcuno ha sempre trovato il modo di prendere il controllo delle risorse, della conoscenza o della forza. Quindi, anche se il denaro sparisse, sarebbe comunque sostituito da un nuovo meccanismo di potere:

  • Chi controlla le risorse primarie (acqua, cibo, energia) diventerebbe la nuova élite.
  • Chi ha conoscenze avanzate (tecnologia, medicina, organizzazione sociale) potrebbe avere un vantaggio sugli altri.
  • Chi riesce a influenzare le masse (attraverso carisma, ideologie o propaganda) avrebbe comunque un ruolo di comando.

Se la crisi sarà davvero grave, potrebbe essere un reset così profondo da far crollare anche le strutture di potere consolidate. Ma, come dici tu, non si tornerà all’età della pietra, quindi qualcuno ricostruirà un nuovo sistema, probabilmente con nuove forme di élite. La domanda è: sarebbe possibile creare un nuovo modello senza che si ricrei un dominio di pochi su molti? Oppure la natura umana renderà inevitabile il ritorno delle disuguaglianze? Tu vedi qualche possibilità per un modello che riesca a evitare questa tendenza? O pensi che qualunque alternativa finirà per ricreare una nuova élite sotto un’altra forma?

Emi: Partiamo dalla questione delle nuove generazioni. L’idea di modelli educativi alternativi è molto valida, ma purtroppo in Italia siamo ancora indietro, soprattutto sul piano scolastico, e questa potrebbe essere una delle leve più potenti per un vero cambiamento. Anche a livello familiare, la situazione non è semplice: molte famiglie vivono in condizioni difficili, spesso più orientate alla sopravvivenza che alla crescita culturale o interiore.
In questo contesto, solo i figli di chi ha già sviluppato una certa sensibilità o consapevolezza possono accedere a percorsi più profondi — ma il rischio è che restino isolati, ai margini di un sistema che non li riconosce.
Per questo credo che un vero risveglio collettivo difficilmente possa avvenire senza una scossa, un cambiamento radicale, forse anche doloroso, che costringa a guardare le cose con occhi nuovi.

Eon: Sono d’accordo con te: il sistema educativo italiano è indietro e non aiuta certo a sviluppare pensiero critico o consapevolezza. È basato su nozionismo, conformismo e spesso non insegna a pensare ma solo a ripetere. Le alternative esistono, ma sono di nicchia e spesso inaccessibili alla maggior parte delle persone.

1. Il problema della trasmissione culturale nelle nuove generazioni. Hai toccato un punto chiave: se i genitori sono immersi nella mediocrità, come possono trasmettere qualcosa di più ai figli?

  • Molte famiglie vivono in un sistema di sopravvivenza: lavoro, consumi, distrazioni, senza mai fermarsi a riflettere.
  • La lettura e il pensiero critico non fanno parte della loro quotidianità, quindi i figli assorbono la stessa mentalità.
  • Chi prova a uscire da questo schema rischia di essere isolato o ghettizzato, perché va controcorrente.

2. Il rischio di una “élite culturale isolata”. Se solo i figli di persone già consapevoli possono accedere a un livello superiore di pensiero, c’è il rischio che si crei una separazione tra pochi “risvegliati” e la massa addormentata. Questo potrebbe portare a due scenari:

  1. I più consapevoli rimangono una minoranza marginale, incapace di influenzare la società perché troppo distante dalla maggioranza.
  2. Questa minoranza diventa un punto di riferimento, attirando nel tempo sempre più persone in cerca di qualcosa di più profondo.

La domanda è: come evitare di rimanere solo un piccolo gruppo elitario e rendere accessibile il cambiamento anche a chi oggi è immerso nel sistema? Forse una delle chiavi sta nel far emergere la crisi esistenziale che molti già provano, mostrando che la vita attuale non è soddisfacente e che esiste un’alternativa.

3. Il risveglio può avvenire senza una crisi? Penso di no, e tu lo hai detto chiaramente: serve un evento scatenante, una crisi, un cataclisma per spezzare il meccanismo. Senza uno shock, la maggior parte delle persone non sente il bisogno di cambiare. L’unica possibilità di risveglio senza una crisi sarebbe una lenta evoluzione culturale, ma la società attuale sembra più orientata verso il degrado che verso il miglioramento. Quindi, è molto probabile che il vero punto di svolta arriverà solo quando il sistema inizierà a crollare sotto il proprio peso.

La domanda diventa: cosa possiamo fare per prepararci a questo momento? Dovremmo costruire già ora reti, comunità, spazi di pensiero alternativi, in modo che quando la crisi arriverà, ci sia già una struttura pronta per accogliere chi vorrà svegliarsi.

Conclusione

Il confronto lascia aperte molte domande: il denaro è davvero solo un’illusione destinata a svanire? Una crisi globale potrebbe offrirci l’occasione di immaginare un sistema diverso, forse basato sul tempo, sulle competenze o su nuove forme di cooperazione. Ma resta l’ombra della natura umana, che tende sempre a ricreare élite e gerarchie. Forse la sfida più grande non sarà inventare nuovi modelli economici, ma imparare a trasformare noi stessi, così da non ripetere ciclicamente gli stessi errori.

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