
Introduzione
In un mondo che corre veloce e offre risposte immediate, la domanda “perché cercare?” può sembrare superflua o addirittura fastidiosa. Eppure, è proprio questa ricerca — quella di senso, di profondità, di verità — che ci distingue e ci spinge a non accontentarci delle apparenze. Cercare significa mettersi in cammino verso una consapevolezza più grande, sfidando la superficialità e il conformismo che spesso dominano la nostra epoca.
Il dialogo
Emi: I veri maestri credo siano finiti nel dimenticatoio… tema della meditazione, credo che anche questa sia in parte una moda e in parte un bisogno dettato da una vita frenetica e, passami il termine, inumana.
Eon: Capisco il tuo punto di vista e sono d’accordo su diversi aspetti. I libri e gli autori che ho citato sono spesso di facile consumo e, per quanto possano aprire qualche porta, raramente raggiungono la profondità dei veri maestri del pensiero. Gli autori più radicali, quelli che mettono davvero in discussione la realtà, spesso rimangono nell’ombra, perché il sistema non ha interesse a renderli popolari.
I veri maestri dimenticati. Pensiamo a figure come:
- Schopenhauer e Nietzsche, che hanno smascherato molte illusioni della società e dell’uomo.
- Simone Weil, che ha parlato della necessità di una spiritualità autentica, oltre le strutture religiose.
- Jiddu Krishnamurti, che ha rifiutato ogni dogma e incoraggiato la libertà del pensiero.
- I grandi mistici orientali, spesso travisati e resi “vendibili” in Occidente (Patanjali, Nagarjuna, Dōgen).
Oggi, il sapere viene spesso semplificato e commercializzato, così che diventi più accessibile ma anche più innocuo. Un libro di filosofia serio richiede impegno e riflessione, mentre un manuale di “self-help” si legge in due giorni e sembra dare risposte immediate (ma superficiali).
La meditazione: moda o necessità? Anche sulla meditazione hai ragione. In Occidente è diventata un prodotto più che una disciplina:
- Viene venduta come una tecnica per “aumentare la produttività” o “ridurre lo stress”, quando in realtà dovrebbe essere un percorso per trasformare la propria coscienza.
- È usata per tamponare il malessere senza affrontarne le cause profonde. Una persona stressata dal sistema economico può meditare ogni mattina, ma se continua a vivere una vita alienante, il problema rimane.
Allo stesso tempo, il fatto che ci sia una ricerca di silenzio e di introspezione potrebbe essere il segnale che le persone stanno percependo il disagio dell’epoca attuale. La domanda è: questa ricerca porterà a un cambiamento profondo o sarà solo un altro modo per adattarsi meglio al sistema?
Cosa ne pensi? Secondo te, c’è ancora spazio per un vero risveglio culturale o la società è troppo assuefatta alla superficialità?
Emi: Secondo me c’è lo spazio ma credo ci voglia molto tempo. I grandi spiritualisti sono stati dimenticati perché impopolari, penso ad Aivanhov che con le sue regole non è sicuramente spendibile perché troppo faticoso in questa epoca, oppure i grandi visionari. Poi i filosofi, anche loro come Nietzsche, che vengono mal studiati a scuola. La meditazione è una pratica molto bella ma complessa perché non si può quietare la mente. È diventata molto popolare dopo il Covid con la nascita di corsi online e app…
Eon: Sono d’accordo, lo spazio per un risveglio c’è, ma il tempo necessario sarà lungo, forse più di quanto vorremmo. Le grandi figure spirituali e filosofiche sono state dimenticate perché richiedono impegno, disciplina e uno sforzo di trasformazione personale che va contro la mentalità attuale del “tutto e subito”.
L’oblio dei veri maestri: Hai citato Aïvanhov, e hai ragione: la sua visione richiede un lavoro interiore e una disciplina che oggi sono difficili da accettare. La gente cerca soluzioni rapide, mentre lui parlava di un percorso graduale e profondo. Lo stesso vale per Steiner, Gurdjieff, Sri Aurobindo, e molti altri. Non sono “vendibili” perché chiedono troppo all’individuo.
I grandi filosofi, invece, vengono insegnati a scuola in modo sterile, come storia del pensiero e non come strumenti per comprendere il presente. Nietzsche, per esempio, diventa un nome da ricordare in un’interrogazione invece che un detonatore di coscienza. La filosofia non dovrebbe essere solo studiata, ma vissuta.
La meditazione e la sua banalizzazione: La meditazione è profondamente trasformativa, ma come dici tu, non si può semplicemente “quietare la mente” con un comando.
- È diventata popolare dopo il Covid, probabilmente perché la gente, costretta a fermarsi, ha sentito il bisogno di un contatto più profondo con sé stessa.
- Tuttavia, la sua diffusione attraverso app e corsi online l’ha resa più una “tecnica di rilassamento” che un vero strumento di esplorazione interiore.
- Se la si usa solo per calmare lo stress senza cambiare la propria vita, diventa un palliativo, non un risveglio.
Il tempo del cambiamento: Se ci sarà un vero risveglio, avverrà lentamente e solo grazie a gruppi di persone che resistono alla superficialità. Il sistema premia l’intrattenimento rapido e la distrazione, quindi il risveglio dovrà partire dal basso, da chi sceglie consapevolmente di andare oltre.
Conclusione
Cercare non è una risposta semplice né un percorso rapido. È un cammino faticoso, che richiede impegno, disciplina e coraggio di affrontare se stessi e il mondo con occhi nuovi. In questo cammino, la vera trasformazione avviene non solo nelle scoperte, ma nella volontà di continuare a cercare, anche quando la strada sembra impervia. Perché è solo attraverso la ricerca autentica che possiamo sperare di superare la banalità e trovare un senso profondo alla nostra esistenza.
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